Peter Schumann
Peter Broegel
Rituali africani
visione di un bimbo
Rituali Maja
suonatore medioevale
Carnevale Romano
Pastore Landese
Corse storiche a Vobbia (Ge)
Danzatore di Anguiano


“Trampoli”
di Tommaso Correale Santacroce
ed. Titivillus/Stazioni del Teatro, 1997

Un essere gigantesco spunta dalla foresta urlando, un vecchio attraversa un fiume stando in equilibrio su due legni, un ragazzo su pali alti tre metri spia dalle finestre del primo piano oppure, dall'alto, arraffa la frutta alle bancarelle, un uomo su trampoli parte da Parigi e arriva a Mosca due mesi dopo, tre trampolisti, tre cavalieri e tre podisti si sfidano in una corsa di 424 chilometri... Un viaggio nel mondo alla ricerca delle origini di uno strano oggetto: i trampoli.
Quali origini? Non tanto quelle storiche, quanto quelle archetipiche, le origini della sensazione che si prova ad andare sui trampoli, a vedere un uomo sui trampoli.

Un libro pieno di storie di vertigine e voli e cadute, che svela il vasto mondo dei trampoli tra racconti e informazioni su come si fa ad usarli.

L'autore, trampolista, accompagna il lettore attraverso racconti, immagini, interviste che viaggiano nel tempo e nello spazio; descrive i lavori, i giochi, i rituali, gli spettacoli che da sempre utilizzano i trampoli e puntualizza questioni della tecnica del trampolare.






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“Trampoli”
di Tommaso Correale Santacroce
ed. Titivillus/Stazioni del Teatro, 1997


Indice

Introduzione:
Gli stivali delle sette leghe

di Giuliano Scabia

TRAMPOLI. Immaginario e tecniche.
di Tommaso Correale Santacroce

Prologo

Note

Parte Prima - Il Gigante
I. Dei fantocci
II. Della grandezza, della potenza e dei guerrieri
III. Della paura, della maschera e una prima metamorfosi
IV. Della metamorfosi e delle proporzioni Note

Parte Seconda - Lo Spirito
I. Dell'attraversare
II. Del guado e della gru
III. Del volo
IV. Della caduta e della vertigine Note

Epilogo Note

Illustrazioni

Tre appendici
I. Delle corse e del circo
II. Della costruzione dei trampoli
III. Lessico Note

Riferimenti bibliografici




Cuesta de los danzadores, Anguiano, Spagna.


"...Le popolazioni di queste isole (ad esempio Tahiti, Hervey, Marquesas, Paumoto) fanno un vero e proprio allenamento e durante le feste in memoria dei morti si affrontano in combattimenti dove si mira a far cadere l'avversario. Questi incontri si differenziano da quelli di Namur fondamentalmente per il loro carattere rituale che si pone al centro del loro senso, così come a Namur si ponevano le questioni di confronto sociale, di territorio e dimostrativo. I combattimenti, come ho detto, si svolgevano nei giorni delle feste dedicate ai defunti; nei giorni in cui ritualmente si affrontano questioni di scontro tra vita e morte, bene e male, tra dei in opposizione, dove la caduta o lo stare in piedi acquistano un senso che va al di là della vittoria personale del trampolista.
Tutti questi esempi tratteggiano una immagine "guerriera" dei trampoli che non si sarebbe potuta sviluppare a questo livello se non avesse posto le sue radici nel movimento proprio del trampolare, dell'andare sui trampoli..." (pag. 36, Della grandezza, della potenza e dei guerrieri)


"...La paura alla visione del trampolista non è cosa rara, anzi, è ricorrente, sia con lievi spaventi, sia con terrore. Si spaventano i bambini molto piccoli, si spaventano i cani e si spaventano i cavalli. Silvain Dornon nel diario del viaggio Parigi-Mosca racconta come in una zona della Russia non fu mai ospitato da alcuno, perché al solo vederlo camminare sui trampoli la gente si barricava in casa terrorizzata; quando poi, per quella strada, gli capitò di incrociare una carovana di carri, i cavalli s'imbizzarrirono facendo rovesciare i carichi . Un greco al seguito dell'Imperatore Giovanni Paleologo vide nel 1439 gli spiritelli a Firenze: ...camminavano co' piedi di legno in alto, che era come un orrendo spettacolo..." (pag. 38, Della paura, della maschera e una prima metamorfosi)


"...Il paese è quasi circondato da un largo torrente che varia molto di dimensione lungo lo scorrere dell'anno: per andare ai pascoli o dirigersi verso alcuni paesi vicini, per evitare un giro di chilometri a piedi è necessario attraversare il torrente. Lo stato non costruisce un ponte per un paese così piccolo e i paesani non possono stanziare una somma così grande. Perciò si usano i trampoli.
Sono trampoli ad impugnatura fatti con rami biforcuti rinforzati da spago o rami intrecciati, vengono lasciati ai bordi del fiume pronti per essere usati. Tutti in paese li sanno usare e si muovono con essi con estrema tranquillità, senza alcuna tensione; hanno un modo di salirvi e di scendervi così semplice e fluido che, pur non avendo nulla di "spettacolare", riesce ad essere affascinante. Una buona lezione per gli attori.
Abbiamo provato ad attraversare il torrente: si sente l'acqua spingere il legno del trampolo e i sassi viscidi sul fondo; ad ogni passo bisogna far uscire la punta del trampolo dall'acqua altrimenti si inciampa e prima di spostarsi si deve sentire dove il trampolo va a conficcarsi, lasciandolo libero di scivolare verso il punto dove poi, caricato del peso, sicuramente non si potrà più spostare. Per gli abitanti di Trascastro è emozionante attraversare il fiume come lo è stato per noi? ..." (pag. 62, Dell'attraversare)


"... si parla della tensione fra attrazione verso l'alto, spinta al volo, e gravità verso il basso, rischio della caduta. Il trampolista è pienamente cosciente di questa dinamica irrisolvibile, è colui che cerca nella gravità il segreto della leggerezza, nel reale uno spazio per il desiderio: le figure che si potrebbero affiancare al trampolista sono gli acrobati o i ballerini, parenti lontani potrebbero essere le marionette: esseri che cercano una gravità dell'immaginario che si ponga in contrasto con la gravità del reale. Se osserviamo i movimenti di un trampolista noteremo che sono tutti rivolti verso l'alto e che tutti, dopo un culmine che pare essere un battito d'ali, ricadono verso il basso. Questo movimento, che pare una continua frustrazione, è in realtà ciò che il trampolista ha di più ricco: è leggerezza unicamente dove esiste gravità da contrastare..." (pag. 84, Della caduta e della vertigine)


Danzatori a Parigi, 1924. Civica Raccolta Stampe Bertarelli, Milano.



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